giovedì 14 dicembre 2006

Imagine 35 anni dopo

Ieri sera, dopo molto tempo, mi è capitato di riascoltare Imagine di Jonh Lennon. Devo dire che musicalmente la considero molto bella; il testo tuttavia mi ha sempre lasciato un po' perplesso. Recita testualmente: "immagina che non ci siano stati [...] e nemmeno religioni [...] immagina nessuna proprietà". Questo, secondo Lennon, è necessario per vivere una "vita in pace". Per lui è necessario "vivere il presente" senza preoccuparsi del futuro, e quindi di un eventuale paradiso o inferno dopo la morte.
Naturalmente questa canzone riflette in pieno il periodo storico in cui è stata scritta, risente della cultura hippy dei figli dei fiori e del pacifismo contro la guerra in Vietnam.
Ma fuori di quel contesto l'ho sempre considerata da un lato utopica e dall'altro entropica (cioè tesa ad un livellamento delle culture).
Eppure oggi credo di aver capito. John Lennon aveva ragione. L'unico modo per far sì che l'umanità viva in pace è quello di toglierle ogni possibile fonte di conflitto: dalle religioni alle frontiere, dal concetto di proprietà a quello di futuro. Non la considero meno utopica, ma semplicemente più pessimistica.
Dai all'essere umano un qualsiasi pretesto e lui ammazzerà i suoi simili fingendo che siano diversi.

2 commenti:

  1. sì, sì, sì anche io l'ho sempre letta in questo modo.
    sarà che amo le utopie, ma questa canzone per me ha un messaggio bellissimo, in particolare "and no religion too"...una grande verità!
    ciao kia ;)

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  2. In realtà io credo che le religioni non siano per loro natura dannose. Anzi.
    [E qui si aprirebbe un discorso sull'utilità storica delle religioni che ti risparmio ;-) ]
    D'altra parte anche al giorno d'oggi non solo le religioni ad essere il problema: il problema sono i politici che le strumentalizzano (sto pensando ad esempio alle teocrazie islamiche) o che vorrebbero imporle a tutta la popolazione (e qui sai a cosa mi riferisco).

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