venerdì 11 gennaio 2008

Le primarie USA ed il medio-oriente

Per il momento la sfida democratica tra Hillary Clinton e Barack Obama è sull'uno a uno. Il senatore dell'Illinois sembra comunque favorito ed in terrasanta la possibile ascesa di un nero liberal viene guardata con molta preoccupazione.
A Gerusalemme temono infatti che Obama possa avvicinarsi di più ad arabi e palestinesi, indebolendo il legame storico tra Stati Uniti ed Israele. Non si tratta solo di congetture: Obama si è spinto addirittura ad auspicare un riavvicinamento diplomatico con l'Iran, nemico giurato dello stato ebraico. Viceversa Hillary rappresenterebbe la continuità della politica del marito Bill, ricordato quasi con nostalgia dagli israeliani.

Ma Olmert deve preoccuparsi anche del presente e non solo del futuro. In questi giorni si ritrova una sorpresa (non proprio gradita) anche da chi considerava un alleato tra i più fidati: l'attuale presidente degli Stati Uniti George W. Bush. Il quale ieri, durante la sua visita a Ramallah ha affermato che l'occupazione dei Territori deve cessare e spingendosi fino ad auspicare entro la fine dell'anno la creazione di uno stato palestinese indipendente, sovrano e soprattutto territorialmente contiguo.

Dopo il fallimento de facto della conferenza di Annapolis (imputabile in parte anche allo stato ebraico) e con il mandato presidenziale in scadenza, questo discorso di Bush è forse comprensibile, ma di certo, il governo israeliano non deve averla presa bene.

4 commenti:

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  2. Bella la nuova rubrica "aspetta e spera".
    Devo dire la verità, ho rimosso il mio "ipse dixit" perché ho bisogno di positività, e temo non ne arrivi nemmeno dalla tua "aspetta e spera".
    Ma almeno ci tiene svegli...

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  3. Infatti volevo quasi chiederti il motivo della sospensione dell'Ipse Dixit...

    Nel merito degli 8 senatori, secondo Pannella il Partito Democratico avrebbe già deciso di non provarci nemmeno per evitare una sconfitta in senato...

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