venerdì 29 febbraio 2008

Le cause della recessione mondiale

Alan Greenspan
Tutto ebbe inizio qualche anno fa, quando Alan Greenspan (capo assoluto della Federal Reserve Bank fin dai tempi di Reagan) decise che era necessario svincolare a tutti i costi il renminbi (la moneta ufficiale cinese) dal dollaro. L'idea era quella di svalutare a tal punto il biglietto verde da rendere altissimi i prezzi delle materie prime per la galoppante economia Cinese.
Il piano poteva funzionare, se non fosse che dava per scontato che l'economia statunitense avrebbe continuato a crescere a buoni livelli. Non solo: forse alla Federal Reserve pensavano che ci sarebbe voluto meno tempo o magari non pensavano che l'euro si sarebbe dimostrato così forte e stabile; fatto sta che l'eccessiva svalutazione del biglietto verde stava lentamente minando dall'interno l'economia americana. Il resto del mondo poi non poteva certo rimanere a guardare.

A fine 2006, prima l'Iran (convertendo in euro le attività denominate in dollari detenute all'estero e rimpiazzando la divisa Usa con quella europea nelle transazioni internazionali) e poi il Venezuela (dirottando gli investimenti dei profitti del petrolio sull'euro) hanno iniziato a svincolarsi dal dollaro.

A metà del 2007 il Kuwait ha deciso di sganciare la propria valuta dal biglietto verde e, per finire, pochi giorni fa è nata una nuova borsa del petrolio alternativa nell'isola di Kish. L'Iranian International Petroleum Exchange (questo il nome) non è vincolato a nessuna moneta, anche se, con ogni probabilità, la valuta più presente sarà l'euro.

Ma la debolezza della moneta statunitense è solo metà del problema. Un'altra causa importante è stata la crisi dei mutui subprime. Molte banche (e molti speculatori) si sono ritrovati con perdite importanti dovute al vertiginoso aumento del tasso di insolvenza dei contraenti.

Gli speculatori, per rientrare dei soldi bruciati con i mutui subprime, si sono buttati sull'unica cosa che non poteva tradirli: le materie prime. Così si spiegano anche i prezzi stratosferici raggiunti del petrolio e l'aumento del costo del grano.

Adesso negli Stati Uniti (e non solo) si comincia a parlare apertamente di recessione. Al momento, forse per scaramanzia, nessuno si è spinto a paragonarla a quella del '29 ma più di qualcuno si sarà senz'altro sentito ripiombare negli anni '70 della crisi energetica.

9 commenti:

  1. ma quante ne sai???
    ah ah ha

    SLOBO!

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  2. A quanto pare qualcosa ne sai anche tu, quando nell'altro post parli di inconvertibilità ;-)

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  3. ma figurati, quello è solo nozionismo, il minimo sindacale per saper stare al mondo.

    piuttosto,torniamo a volare bassi anzi a strisciare...ma sta storia di pannella e dello sciopero della sete?
    non vi vergognate?
    peggio di mastella!!!

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  4. nulla e peggio di mastella

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  5. Eh eh... Mastella... c'è ancora qualcuno che si ricorda di lui...

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  6. come fai a dimenticarti di Mastella...
    comunque per decretare il peggiore tra lui e Pannella si può sempre fare un sondaggio...

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  7. Eh eh... caro Anonimo... se è un sondaggio che vuoi, ti accontento il prima possibile ;-)

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  8. ciao, vedo che ne sai molto io dovrei fare il compito di diritto sulla recessione e vorrei chiederti se puoi pubblicare altre cose su questo argomento, mi faresti grande piacere!!!

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  9. Caro il mio giovane anonimo, dubito che quanto potrei pubblicare possa servirti in ambito scolastico... tra l'altro, non sono un economista e quindi ti consiglio di prendere con le pinze tutto quello che trovi su questo blog... infine, non ho materialmente il tempo di scrivere un altro post sull'argomento, perciò credo che ti convenga rivolgere il tuo sguardo verso altri lidi...

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