mercoledì 5 ottobre 2011

Non chiamatela vittoria

CensorshipOK, il pericolo per i blog è scampato. Il DDL intercettazioni è stato modificato, ma non c'è comunque da stare allegri. Leggetevi questo articolo di Repubblica.

L'obbligo di rettifica entro 48 rimane, anche se "solo" per le testate registrate. Questo significa comunque la morte dei quotidiani on-line. Anche un articolo già apparso sulla versione cartacea e riprodotto sul sito web della testata è a rischio rettifica.

E come se non bastasse, c'è chi (l'On. Paniz) auspica il carcere per i giornalisti che pubblicano i testi delle intercettazioni telefoniche ("da 15 giorni a un anno" solo per avere fatto il loro dovere, cioè informare).

Quindi, pericolo scampato per noi egocentrici blogger a tempo perso, ma la situazione dell'informazione in Italia non è per nulla rosea.

Abbiamo vinto una battaglia, ma la guerra è ancora lunga.

3 commenti:

  1. Sai, si gioca sempre sull'equivoco, sul confine fra buona fede e malafede.
    Io quando leggo sui giornali conversazioni private che non rivestono la benché minima importanza investigativa, rabbrividisco e mi scandalizzo e dico che non è giusto spiattellare sul giornale le battute che due amici si sono scambiati al telefono, che è una mostruosa violazione della privacy delle persone e che se succedesse a me mi incazzerei come una pantera.
    Poi però se si usa questo principio giusto per mettere il bavaglio all'informazione e instaurare di fatto un regime autoritario, allora è chiaro che siamo passati dalla buona fede alla malafede in un soffio.
    La stessa cosa riguarda la diffamazione: è chiaro che se qualcuno scrivesse su un blog o su un profilo facebook o su un sito che io sono un ladro e un mafioso, mi indignerei e chiamerei subito l'avvocato per denunciare questa persona, quindi la rispettabilità e l'onorabilità delle persone vanno rispettate.
    Chiaro che se si usa questo principio per terrorizzare i giornalisti e inibire di fatto il diritto di critica, allora di nuovo siamo passati dal bene al male in un secondo.
    E finché si continuerà a mescolare il bene e il male per fare i propri comodi, non se ne verrà a capo.

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  2. Hai ragione da vendere, Marco. D'altronde lo sappiamo bene che anche i giornalisti (intesi come gruppo o, se preferisci, come casta) non sono immuni da errori, mistificazioni e malafede.

    Ma tu, manderesti in galera un giornalista che pubblica intercettazioni come queste?

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  3. No, non manderei in galera nessun giornalista, qualsiasi sia l'intercettazione pubblicata, però stabilirei delle regole per cui se uno pubblica delle intercettazioni prive di qualsiasi rilievo investigativo, incorre in sanzioni di varia natura (carcere escluso perché mi sembra eccessivo e perché la libertà di informare deve essere protetta più della libertà di non essere sputtanati, secondo me).

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