mercoledì 7 febbraio 2007

Pillole di Storia - La Ducea di Nelson

Solitamente l'ammiraglio Orazio (Horatio) Nelson si ricorda per tre cose: la vittoria sulla flotta napoleonica nella baia di Abukir in Egitto, il rientro in patria del suo cadavere in una botte di rum e la statua che campeggia a Trafalgar Square a Londra.
Ma a Bronte, ridente paesino sulle pendici dell'Etna, lo ricordano anche per un torto subìto.

La ricompensa per un atto ignobile
Correva l'anno 1799 ed il Regno delle Due Sicilie era da pochi mesi diventato Repubblica Partenopea, grazie all'apporto fondamentale delle truppe francesi. Il re Ferdinando I si era rifugiato a Palermo e aveva chiesto l'aiuto del celebre ammiraglio, che da poco aveva dimostrato il suo valore annientando la flotta francese in Egitto. In realtà le navi inglesi non dovettero fare granché: il cardinale Ruffo in poco tempo aveva già fatto piazza pulita degli insorti, agevolato dalla dipartita dell'esercito francese.
Francesco Caracciolo, capo dei rivoltosi, si arrese a Ruffo in cambio della propria vita, ma, purtroppo per lui, fu consegnato nelle mani di Nelson. Probabilmente istigato dall'amante Emma Hamilton (peraltro moglie dell'ambasciatore inglese), l'ammiraglio ordinò l'impiccagione di Caracciolo dopo un processo sommario. La decisione suscitò lo sdegno persino degli stessi inglesi, ma non di Ferdinando I, che, come ricompensa, concesse a Nelson un vasto appezzamento di terra nel territorio di Bronte e lo proclamò Duca.
Quegli stessi territori, di proprietà comunale, erano stati da pochi anni riscattati dai brontesi che si erano affrancati dal potere feudale esercitato fino al 1774 dall'Ospedale di Palermo. Il nuovo conte si comportò come tutti i conti medievali, imponendo tasse e balzelli.

Dalla spedizione dei mille ai giorni nostri
Il malumore serpeggiò fino al 1860 quando, a fronte dell'editto garibaldino che aboliva di fatto i latifondi in Sicilia, i brontesi si rivoltarono e si riappropriarono delle terre della Ducea.
L'ambasciatore inglese a Palermo fece pressione su Garibaldi, il quale mandò Nino Bixio a sedare nel sangue la rivolta. Vennero presi alcuni "comunisti" (cioè coloro che chiedevano il ritorno dei terreni al Comune) e fucilati dopo un processo sommario.
Da allora la Ducea rimase proprietà dei discendenti di Nelson fino al 1940 (quando Mussolini dopo aver dichiarato guerra all'Inghilterra ne ordinò la confisca) ed in seguito dal 1943 al 1981 (quando l'allora Duca Alexander Nelson Hood la vendette al Comune di Bronte per un miliardo e settecentocinquanta milioni di lire). Finalmente, dopo quasi due secoli, il feudalesimo poteva dirsi terminato anche in Sicilia. Oggi la Ducea è diventata un museo, un centro culturale ed un'attrazione turistica.

Fuori dal tempo (e dalle legge italiane)
I vari duchi che si susseguirono dall'ammiraglio fino al 1981 si comportarono in maniera anacronistica, continuando ad imporre balzelli (fino al 1950 bisognava pagare un pedaggio per transitare su un vecchio ponte all'interno della Ducea), a mantenere un piccolo esercito privato (un centinaio di uomini) e ad ingnorare le leggi siciliane ed italiane, invocando l'extra-territorialità della Ducea, considerata territorio inglese.

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