mercoledì 25 febbraio 2009

Banana atomica

All'inizio era il N.I.M.B.Y. (acronimo di Not In My Back Yard, non nel mio giardino).
Poi si è passati al B.A.N.A.N.A. ovvero Build Absolutely Nothing Anywhere Near Anything, che significa all'incirca "non costruire assolutamente nulla in nessun luogo e vicino a niente".
E che si traduce in picchetti di cittadini guidati dai propri sindaci che occupano strade e ferrovie o che impediscono l'accesso ai cantieri, alle discariche, agli inceneritori.

Figurarsi cosa succederà quando verranno scelti i siti che ospiteranno le quattro nuovissime centrali nucleari annunciate ieri da Berlusconi e Sarkozy. Una rivolta, come minimo. Anzi, quattro: una per ogni nuova centrale.

O forse cinque, perché bisognerà finalmente trovare un luogo di stoccaggio sicuro per le nuove scorie che verranno prodotte, ma soprattutto per le vecchie: quelle di prima del referendum del 1987 e quelle prodotte nel frattempo da tutti i centri di medicina nucleare.

Forse manderanno l'esercito per mantenere l'ordine pubblico. Deve rientrare in quest'ottica la proposta di creare un battaglione militare congiunto tra Italia e Francia.

Per chi fosse interessato al perché tecnicamente non ha senso costruire queste centrali nucleari in Italia, segnalo su l'Unità l'intervista Prof. Angelo Baracca.

4 commenti:

  1. Sei ottimista. Io non sono affatto sicuro che il popolo alzerà la testa.

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  2. Sbagli. Io sono pessimista. Perché il "popolo" farà casino per i motivi sbagliati. Il "popolo" non dirà che le centrali nucleari sono inutili, ma solo che non le vuole nella propria provincia.

    E comunque, se non alzerà la testa il "popolo", lo faranno i politici locali. Perfino Cappellacci ha già detto che in Sardegna non se ne parla.

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  3. Sì, l'ha detto. Vediamo se lo fa. Sai, di questi tempi non è scontato che parola e azione coincidano.

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